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(maggio 2020)

Notizie storiche

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L’origine prima della chiesa risale ad un fatto prodigioso narrato nelle cronache locali e non ad eventi collegati con la peste del 1630, come erroneamente alcuni credono, pensando all’aggettivazione ‘votivo’ che viene comunemente apposta alla denominazione ‘tempio della Salute’. Questa errata interpretazione dipende inoltre da un accostamento con la chiesa della Salute di Venezia che fu voluta dal Senato Veneto ed eretta dal famoso architetto Longhena, quella sì per la liberazione della capitale della Serenissima Repubblica da quella peste del 1630 ricordata anche dal Manzoni ne ‘I promessi sposi’. L’oratorio della Salute di Este ha origini più semplici, anche se di pari impronta di fede religiosa. Narrano dunque le cronache che in quello che allora veniva chiamato Borgo di S. Pietro la famiglia estense Capovino, di nobile casato, aveva un podere recintato di mura dietro l’abitazione che si apriva sulla via S. Fermo. I Capovino erano originari di Vighizzolo, trasferitisi nel XV secolo in Este dove furono iscritti al Nobile Consiglio Atestino e al Collegio dei Notai. Nel 1626 il proprietario Gio.Antonio fece affrescare sul muro del suo brolo una immagine della Madonna col Bambino, recanti lo scapolare del Carmine, per la devozione dei passanti. Era un fatto abbastanza comune a quei tempi. « Ora avvenne che il 19 marzo 1639, passando a due ore di notte per quella contrada il signor Paolo Ciera di Padova, giunto dinanzi al devoto tabernacolo, venne assalito da improvviso mortale malore; invocava egli la B. Vergine e fu repentinamente guarito. A testimonianza della sua gratitudine fece eseguire una statuetta d’argento, ed a mezzo dei suoi dipendenti Pietro e Santa Pagliarin del Tresto la mandò ad appendere alla pia Immagine. Volle poi egli stesso ritornare a venerare quella B. Vergine ed accertarsi se i suoi ordini erano stati eseguiti ». (Dal manoscritto di F. Franceschetti). Si racconta inoltre che in quel luogo il 13 marzo, alcuni giorni prima dell’evento, una certa Brasolina da Este aveva collocato un lumicino, il quale, benché scoperto e nonostante pioggia e vento, si manteneva continuamente acceso tra il generale stupore dei passanti. Le notizie si propagarono per la contrada, poi per la città, quindi per i paesi dei dintorni fino a richiamare folle di fedeli che sostavano in preghiera davanti al dipinto. Si verificarono inoltre altri fatti prodigiosi di guarigioni di malati e di spiritati che i devoti attribuivano allo intervento celeste della Madonna e ci fu chi ne prese diligente nota in un manoscritto che sembra sia esistito fino alla fine del secolo scorso presso la chiesa. Ne dovrebbe essere conservata una descrizione minuziosa in un codice dell’archivio della Curia Vescovile di Padova che servì per l’istruzione della pratica ecclesiastica per la costruzione della chiesa. Si fa anzi cenno ad un numero ben preciso di avvenimenti straordinari registrati che sarebbero stati 125 in un arco di 15 mesi, fino al 9 Giugno 1640.